Paper sulla De-TAx - alternativa alla Tobin Tax - scritto per il corso "Sistemi fiscali comparati”.
La De-Tax è una non tassa che può essere applicata a tutti i consumi e gestita direttamente da un ampio numero di individui privati.
La “De-Tax” costituirebbe un metodo innovativo rispetto alle attuali tendenze dove, non solo il cittadino diventa assoluto protagonista, ma si verrebbe a creare un rapporto “fiduciario” con l'impresa che diverrebbe “strumento di solidarietà internazionale”. Inoltre, lo Stato non eserciterebbe un potere impositivo, ma favorirebbe un comportamento “etico” dei cittadini.
La De-Tax
di Filippo Amelotti
Paper sulla De-TAx - alternativa alla Tobin Tax - scritto per il corso "Sistemi
fiscali comparati”.
La De-Tax è una non tassa che può essere applicata a tutti i consumi e gestita
direttamente da un ampio numero di individui privati.
La “De-Tax” costituirebbe un metodo innovativo rispetto alle attuali tendenze
dove, non solo il cittadino diventa assoluto protagonista, ma si verrebbe a
creare un rapporto “fiduciario” con l'impresa che diverrebbe “strumento di
solidarietà internazionale”. Inoltre, lo Stato non eserciterebbe un potere
impositivo, ma favorirebbe un comportamento “etico” dei cittadini.
Università: Università degli studi di Genova
Facoltà: Scienze Economiche e Aziendali
Corso: Scienze Politiche
Esame: Sistemi fiscali comparati
Docente: Gandullia1. Introduzione al concetto di De-Tax
Negli ultimi anni tutti gli Stati dei Paesi ricchi stanno cercando di trovare forme di aiuto allo sviluppo ai
paesi poveri.
In passato, gli Stati puntavano su forme di imposizione dirette al fine di garantire risorse allo sviluppo. Ciò
significa che, mentre le entrate fiscali procuravano un determinato ammontare di risorse, dall'altra parte gli
Stati appostavano, con legge finanziaria, le uscite per contribuire ad aiutare i Paesi poveri.
La “macchina statale” ha sempre prodotto pochi risultati rispetto all'ammontare delle risorse impiegate ed è
per questo che sono sorte molte ONG (organizzazioni non governative) con lo specifico scopo di favorire
una più efficiente distribuzione della ricchezza.
Gli incontri internazionali che periodicamente i capi di Stato e di Governo dei più potenti Paesi del mondo
promuovono (G8), sono occasioni importanti che spesso si trasformano però in “vetrine” propagandistiche.
L'Italia, pur avendo assunto formale impegno a raggiungere entro il 2015 il traguardo della destinazione a
programmi di sviluppo della percentuale dello 0,7% del PIL, vede tale obiettivo ancora ben lontano,
situandosi ai livelli più bassi nel mondo, essendo stimati i suoi contributi attorno allo 0,13% del suo prodotto
interno lordo.
Tra le proposte internazionali che possono interessare i singoli Stati, tra cui l'Italia, possiamo annoverare: la
“Tobin-Tax; la “De-Tax”; la IFF (International Finance Facility).
La cosiddetta “Tobin-Tax” sembra disegnare un modello passato di imposizione laddove i fondi raccolti, a
seguito di una specifica imposta sulle transazioni speculative di moneta, verrebbero destinati alle necessità
dei PVS. Il cittadino non avrebbe alcun ruolo propositivo, ma tutto sarebbe gestito direttamente dallo Stato,
in collaborazione con altri Stati o con un'Agenzia internazionale.
La cosiddetta “De-Tax” costituirebbe un metodo innovativo anche rispetto alle attuali tendenze dove non
solo il cittadino diventa assoluto protagonista ma si verrebbe a creare un rapporto “fiduciario” con l'impresa
che diverrebbe “strumento di solidarietà internazionale”. Inoltre, lo Stato non eserciterebbe un potere
impositivo, ma favorirebbe un comportamento “etico” dei cittadini.
In questo elaborato ci occuperemo di analizzare in maniera più approfondita la “De-Tax” partendo dalle sue
origini fino ad arrivare ad una sua definizione e a descriverne le modalità e problematiche di applicazione.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
La De-Tax 2. Origini e sviluppo della De-Tax
La “De-Tax”, come strumento per la promozione di uno sviluppo sostenibile, ha le sue radici in un progetto
realizzato a partire dall'anno 1995 e denominato “Progetto 1% - l'impresa strumento di solidarietà
internazionale”.
La prima sperimentazione
Una prima sperimentazione del progetto “1%”, avvenne negli anni 1995-1996.
Il primo progetto, intitolato “Un anno di solidarietà: aiuta a dare una famiglia a chi non ce l'ha”, che portò
alla realizzazione di un villaggio del fanciullo in Lituania, fu oggetto di una risoluzione ministeriale che
servì a far conoscere le posizioni del Ministero delle Finanze.
Esso ebbe modo di affermare che “l'oblazione” che il cliente versa all'impresa, contestualmente al prezzo
scontato, non rileva ai fini fiscali, trattandosi di sconto. L'impresa, sia ai fini IVA che ai fini IRPEG, poteva
computare i ricavi al netto degli sconti concessi, purché il cliente avesse fornito, al momento del versamento
dell'oblazione con atto scritto, un mandato irrevocabile, ex art. 1704 c.c. Il medesimo regolamento
prevedeva l'obbligo, per la società mandataria, di versare in nome e per conto del cliente, a favore del
comitato, la citata “oblazione”. Il costo di stampa delle cartoline, nonché quello di diffusione necessari a
pubblicizzare l'azione di sostegno e di collaborazione, poteva essere considerato spesa di pubblicità e, come
tale, dedotto, ai fini IRPEG, ai sensi del comma 2 dell'art. 74 del TUIR, e la relativa imposta sul valore
aggiunto poteva essere detratta, così come previsto dall'art. 19, comma 1, del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633.
L'impresa sollecitava l'adesione dei consumatori al progetto etico mediante l'uso degli ordinari mezzi di
informazione e delle sue strategie pubblicitarie. L'interpretazione ministeriale ha confermato che tali spese
sono di pubblicità, e quindi deducibili, in quanto, pur sostenute per fini umanitari a favore di iniziative
benefiche, possono consentire l'incremento delle vendite e, quindi, dei ricavi.
In questo si vede come l'opinione degli ideatori del progetto 1%, e anche dello Stato, vista la risposta
positiva alle istanze presentate, sia stata di considerare la pubblicità di iniziative a carattere umanitario, uno
strumento per “attirare” clienti e, quindi, aumentare di conseguenza il guadagno. Anche per questo
l'operazione assume grande importanza: dovrebbe gradualmente scomparire, in conseguenza di essa,
l'ipocrisia di chi tende a non fare pubblicità all'impresa che decide di essere mezzo di solidarietà. Si crea una
nuova filosofia economica che concepisce l'imprenditore come vero attore sociale. Il suo contributo, infatti,
corrisponde agli sconti che concede alla clientela e alla disponibilità ad utilizzare le strutture della sua
impresa per raccogliere e distribuire risorse. Inoltre, si pone a disposizione al fine di agevolare la
realizzazione dei progetti e renderli trasparenti verso i propri clienti, che sono i veri finanziatori.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
La De-Tax 3. La seconda sperimentazione - Il progetto 1%
Nel 1998 fu realizzata una seconda sperimentazione, con la quale si promosse la realizzazione del “vero”
Progetto “1%”.
Fu inviata un'istanza al Ministero, avente gli stessi contenuti della risoluzione ministeriale del 1995. Tutto
ciò perché, mentre la prima sperimentazione riguardava una singola impresa che ebbe a promuovere il
progetto umanitario in Lituania, ora si cercava di diffondere il modello e di superare il carattere meramente
locale del progetto, per poterlo introdurre a livello nazionale. In questo caso si richiedevano chiarimenti, e
conferme applicative, in ordine al trattamento tributario ai fini Iva e imposte dirette, all'attività svolta dagli
operatori economici che aderivano al progetto “1%”. La società che fece l'istanza dichiarò che erano oltre tre
anni che gestiva ad experimentum la “Scuola Etica ed Economia”, svolgendo attività di formazione per
operatori d'impresa, nonché attività volte alla sensibilizzazione del mondo economico, sulla necessità di
coniugare “Etica ed Economia” attraverso lo “strumento” della solidarietà. Tale “Scuola” aveva ideato il
progetto 1%, che ricalcava, nel suo schema applicativo, la precedente sperimentazione, come risulta anche
dal contenuto della Risoluzione emessa dal Ministero.
In seguito venne posto, dalla “Fondazione Etica ed Economia” di Bassano, un quesito nel quale si chiedeva
far desumere indirettamente l'esistenza dell'assenso da parte dell'acquirente in forma non manuale, sugli
scontrini fiscali emessi dalle imprese interessate. Tale richiesta fu prodotta in primo luogo per velocizzare
l'operazione, perché la compilazione della cartolina costituiva un onere economico e, in termini di tempo,
notevole dispendio per il cliente.
Il Ministero delle Finanze diede risposta positiva al quesito in quanto l'uso degli scontrini avrebbe consentito
di verificare la corrispondenza tra le somme incassate dall'impresa, a titolo di sconto, e la destinazione finale
all'iniziativa di solidarietà prescelta.
Il progetto “1%” appena descritto, costituì l'idea dalla quale poi, l'allora Ministro dell'Economia e delle
Finanze, Giulio Tremonti, prese spunto per elaborare la “De-Tax” o “A–Tax”.
La prima comparsa dell'idea si ebbe quando il Ministro Tremonti ne diede notizia in un articolo su uno dei
più importanti quotidiani francesi, “Le Monde”, nel settembre 2001. Fin da questa prima intervista, emerge
come la “De-Tax” sia considerata uno strumento per la promozione dello sviluppo sostenibile, in alternativa
alla “Tobin Tax”.
In seguito, fu presentata all'Ecofin (Consiglio di Economia e Finanza, insieme dei ministri dell'economia
delle finanza dei paesi membri EU) di Liegi (Belgio), nel novembre dello stesso anno, nel tentativo, riuscito,
di inserire la “De-Tax” tra gli strumenti previsti per la promozione dello sviluppo, anche a livello
comunitario.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
La De-Tax 4. La de-tax in Italia
Nel panorama italiano, la “De-Tax” compare la prima volta nel disegno di legge n. 2144, “Delega al
Governo per la riforma del sistema fiscale statale” presentato alla Camera dei Deputati, il 28 dicembre del
2001.
La collocazione, all'interno di questo atto parlamentare non è casuale. Infatti, l'intenzione del Governo è
stata quella di risistemare la macchina fiscale, e oltre alla promozione di strumenti atti a semplificare e
migliorare il rapporto tra Fisco e contribuente, vengono previsti spazi crescenti alla “dimensione etica”,
attraverso provvedimenti di favore alla famiglia, al non profit, «l'introduzione della “De-Tax” o “A-Tax”
sotto forma di detassazione dell'1% dei consumi, liberamente destinati dai cittadini per finanziare attività
eticamente meritevoli». Nel disegno di legge delega viene sottolineata la differenza del modello “De-Tax”
dal modello “Tobin–Tax” (di cui parleremo più avanti) e vengono esaltati gli aspetti positivi del primo,
cercando di prevenire eventuali critiche.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
La De-Tax